sabato 30 luglio 2011

Terra e rocce da scavo: non sono rifiuto solo se naturali

Per potere assoggettare le terre e rocce da scavo allo speciale regime derogatorio del DLgs. 152/06, articolo 186, in modo da non inquadrarle come rifiuti, si deve trattare di materiale naturale estratto dal terreno o costituito da roccia naturale, mentre il materiale di altra natura (come quello proveniente da demolizione), in quanto avente per oggetto un manufatto costruito dall’uomo e dunque non naturale, va compreso nell’ambito dei rifiuti per la cui gestione occorre specifica autorizzazione. Così ha deciso la cassazione penale, sezione III.

Nel nuovo testo unico ambientale, la categoria delle terre e rocce si complica in quanto il legislatore ne specifica, più in dettaglio, la provenienza e le condizioni che esse sono tenute a soddisfare per fuoriuscire dall’area rifiuti.

Le terre e rocce non possono provenire dallo svolgimento di attività edilizia ordinaria (di costruzione o demolizione edifici) ma dalle distinte operazioni di scavo effettuate in occasione della realizzazione di opere infrastrutturali, come gallerie, autostrade, ferrovie, gasdotti, acquedotti eccetera (costituenti oggetto della attività principale).

Per quanto riguarda la natura del residuo produttivo, le terre e rocce devono rivestire, fin dall’origine, le caratteristiche dei sottoprodotti e pertanto il loro utilizzo è subordinato alla provenienza da siti non contaminati e sarà certo senza impatti ambientali negativi. Solo nel rispetto di tali ultime condizioni detto materiale verrà sottratto al regime dei rifiuti e potrà liberamente circolare nel mercato.

Ma la legge non prevede né esclude che, negli scavi per realizzare infrastrutture, si possa incontrare anche materiale antropico, non naturale, purchè quest’ultimo possieda le caratteristiche del sottoprodotto e ne rispetti le condizioni.

In conclusione, l’assoluta naturalità delle terre e rocce, pretesa dalla suprema corte, anche se può risultare più tranquillizzante da un punto di vista ambientale, non risponde alla volontà del legislatore.

M.D.