mercoledì 26 ottobre 2011

Investire in prevenzione: chi spende un euro ne guadagna più di due



I risultati di una ricerca dell’Issa dimostrano che investire in prevenzione garantisce un ritorno economico vantaggioso su tutti i fronti: da quello produttivo a quello d’immagine, dalla soddisfazione del personale alla sua efficienza sul lavoro.

Non è solo un semplice slogan “di civiltà”, ma una verità comprovata dai numeri: investire in prevenzione conviene. E’ quanto emerso dalla ricerca europea “The return on prevention: calculating the costs and benefits of investments in occupational safety and health in companies”, realizzata dall’Issa e presentata, a Istanbul, dal segretario generale, Hans-Horst Konkolewsky, in occasione del recente Convegno mondiale sulla sicurezza e la salute sul lavoro, organizzato da Ilo e Issa, in collaborazione col ministero del Lavoro e della sicurezza sociale della Turchia.


Per un euro investito oltre due guadagnati. Lo studio - che ha monitorato un totale di 300 aziende di quindici paesi in tutto il mondo (Australia, Austria, Azerbaijan, Canada, Czech Republic, Germany, Cina, Romania, Federazione Russa, Singapore, Svezia, Svizzera, Turchia, Usa, Vietnam) - ha rilevato come ogni euro speso in prevenzione garantisca un ritorno economico (il cosiddetto Rop, acronimo che sta per “return on prevention”) decisamente superiore, pari in media a 2,2 euro. Dunque, il rapporto costi/benefici non solo è assolutamente positivo, ma addirittura vantaggioso. Analizzando alcune singole voci, inoltre, le variazioni sono ancora più sensibili: la ricerca ha stimato, infatti, che la sorveglianza sanitaria e i check-up hanno un Rop di 7,6 (un euro, di fatto, ne frutta 7,6) e la formazione un Rop di 4,5.




Coinvolte aziende già sensibilizzate sulla materia. Naturalmente sono dati da “maneggiare con cautela”. A precisarlo sono gli stessi autori della ricerca che, nella parte introduttiva, precisano la natura del campione prescelto e, dunque, come interpretare le risposte ottenute. Lo studio si basa, infatti, su interviste standardizzate, condotte con esperti (proprietari dell’azienda, addetti alla sicurezza, operai specializzati, etc) di aziende selezionate ai quali è stato chiesto di valutare i costi e i benefici della sicurezza e della salute sulla base della loro esperienza. Pertanto a essere coinvolte sono state aziende che hanno maturato un’esperienza pregressa nella prevenzione.

 “Valutazione e stime, ma di grande valore analitico”. Questo approccio, riconosce Issa, comporta dei rischi. “Da una parte, la selezione di imprese già impegnate su questo versante potrebbe portare all’espressione di risultati positivi superiore alla media. Dall’altra, le aziende meno coinvolte in questi ambiti potrebbero non essere in grado di fare valutazioni affidabili riguardo i benefici che potrebbero ottenere (...)”, si precisa nell’introduzione. “Tali riserve metodologiche e statistiche implicano, dunque, di non interpretare in modo eccessivo questi dati, in quanto si tratta di valutazioni e stime”. Precisazioni doverose che non tolgono, tuttavia, valore al risultato finale, e questo “perché gli intervistati sono degli esperti all’interno delle loro aziende e gli studi empirici sono stati basati su un ampio campione d’indagine. L’analisi dei dati è stata effettuata in modo descrittivo, al fine di sviluppare una valutazione integrata in materia di prevenzione delle aziende partecipanti, ma anche analitica, in modo da identificare relazioni statisticamente significative”.

Dipendenti più motivati e “ritorni” per l’immagine aziendale. Il campione monitorato ha sottolineato come l’investimento in prevenzione si rifletta, in particolare, su un miglioramento in termini di immagine dell’azienda e della motivazione e della soddisfazione dei dipendenti. Altri aspetti significativi, inoltre, riguardano la capacità di anticipare la manifestazione di eventuali problematiche (col relativo contenimento dei tempi improduttivi), nonché un’attenzione più sostenuta alla qualità dei prodotti, al loro miglioramento e alle innovazioni.

Dalla gestione dei magazzini all’innovazione: tutto migliora. In generale, la prevenzione si riflette positivamente in tutti gli ambiti di un impresa (vedi tabelle allegate): in una scala di valori 1-6 (dove 1 sta per “nessun impatto” e 6 per “impatto molto forte”), per esempio, il ritorno sulla produzione è di 5,24, sui trasporti di 4,92, sulla gestione del magazzino di 4,74, sulla pianificazione di 4,60. Ugualmente sensibili i miglioramenti della qualità del lavoro dei dipendenti, con effetti sostanziali sulle riduzioni dei rischi (5,08 su una scala 1/6 dove 1 è pari a “nessun effetto” e 6 a “effetto molto forte”), delle violazioni delle leggi sulla sicurezza (5,04), del numero di incidenti (4,98), delle interruzioni sul lavoro (4,35) e, viceversa, con conseguenti miglioramenti della qualità produttiva (3,99), dell’innovazione (4,19), della soddisfazione del cliente (4,15), della cultura d’impresa (4,75) e con una generale migliore sensibilizzazione ai rischi (5,05).

Sempre vantaggioso il rapporto costi/benefici. Entrando nel merito della cifre, la ricerca ha rilevato (vedi sempre tabelle allegate) che un investimento da parte di un’azienda di 1.334 euro per addetto all’anno comporta vantaggi stimati in 2.940 euro (sempre all’anno e per addetto): un Rop medio, per l’appunto, di 2,2 euro. Tra le voci relative ai costi della prevenzione dichiarati dalle imprese monitorate, figurano 168 euro per l’abbigliamento di protezione, 141 euro per le misure specifiche di formazione in materia di prevenzione, 58 euro di costi medici preventivi. A fronte di ciò sono stimate a 566 euro le economie relative al minor numero di malfunzionamenti e di interruzioni del cicli produttivo, a 632 euro il valore aggiunto generato dalla maggiore soddisfazione dei dipendenti e a 632 euro quelli legati al miglioramento dell’immagine aziendale.