domenica 3 maggio 2009

Conferenza delle Regioni: il primo no al correttivo del decreto 81

La Conferenza delle Regioni ha espresso un parere negativo, adottato a maggioranza, sullo schema di decreto legislativo che modifica ed integra il decreto legislativo 81/2008, il Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

A fronte di questo parere, il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha detto che sul decreto correttivo “si va avanti”: “quello che conta è che il parere della Conferenza delle Regioni è un atto liberatorio per l’iter della norma, perché consente la trasmissione degli atti alle Camere e ci permette di rispettare i tempi della delega”.

Tutto questo mentre il 16 maggio scade la proroga dei termini di entrata in vigore di alcuni degli adempimenti previsti dal decreto legislativo 81/2008. Dopo questo termine, salvo ulteriori proroghe dell’ultimo minuto, saranno quindi pienamente vigenti gli adempimenti che erano stati differiti dal decreto legge 207/2008, convertito nella legge 14/2009 (il cosiddetto «milleproroghe»).

Ricordiamo che i principali obblighi riguardano la necessità della valutazione del rischio stress lavoro-correlato e di assicurare una data certa al documento di valutazione dei rischi.

Il parere negativo sullo schema di decreto correttivo - ha spiegato il Presidente della Conferenza - “trae origine da valutazioni strettamente di merito e nasce dal fatto che il decreto proposto oltre ad eccedere i limiti della delega, contiene alcune norme, in particolare l’articolo 2 bis e l’articolo 10 bis (la cosiddetta “norma salva manager”, ndr) - che rischiano di comportare una riduzione dei livelli di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori”.

“Per quanto riguarda l’articolo 2-bis, sebbene la norma proposta parli di presunzione di conformità alle norme sulla sicurezza del lavoro, - sottolinea il comunicato emesso al termine della Conferenza - non fornisce sufficienti garanzie in materia, infatti il rispetto di tali obblighi non può essere presunto, ma va accertato caso per caso in relazione a tutti gli elementi mediante i quali va condotta la valutazione.”

Questo articolo, specifica il Presidente della Conferenza, “mette in discussione le competenze delle Regioni” dando spazio “a un sistema di controlli non credibile”, mentre l’articolo 10 bis apre la strada “ad un sistema che mette in discussione responsabilità anche precedenti”.

“Il decreto crea, fra l’altro, confusione di ruoli e di soggetti in particolare nella importante azione di prevenzione garantita dalla certificazione.”

“Per quanto riguarda l’articolo 10-bis, sebbene le Regioni non abbiano formalmente competenza in materia di ordinamento penale, introduce un sistema di esoneri e limitazioni di responsabilità dei vertici aziendali, toccando quindi il tema della prevenzione nei luoghi di lavoro su cui le Regioni - ha concluso Il Presidente della Conferenza - vantano indiscusse competenze, per cui la norma presenta oggettivi profili di illegittimità per eccesso di delega”

E proprio sulla questione dell’articolo 10bis nei giorni scorsi è stato diffuso dal professor Marinucci, professore ordinario di diritto penale all’Università statale di Milano, un appello sottoscritto da una settantina di colleghi che sottolineano il pericolo di una norma che “esonera da responsabilità i soggetti (datore di lavoro e dirigenti) che rivestono posizioni apicali nell’impresa”. Secondo i firmatari dell’appello “non sarebbero più obbligati ad impedire eventi lesivi o mortali nei luoghi di lavoro quando a concausare gli eventi siano condotte colpose di altri soggetti”.

E.M.